in
Trentino
Museo Etnografico
di Teodone (Brunico)
Il Forno per il Pane
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Il
Mulino
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Nella spianata è
visibile anche un fienile e al primo come al secondo piano
sono schierati veicoli di ogni genere e attrezzi per la
lavorazione dei campi, per la preparazione dei prati in
primavera fino alla trebbiatura nel tardo autunno. Il pezzo
più bello visto nel fienile è senz'altro la grande trebbiatrice ( 1837 ) dal
maso GrieBer della Valle Aurina. Su un asse verticale di
circa sei metri di altezza e sessanta centimetri di
diametro, ruora un grande disco dello spessore di cinquanta
centimetri e del diametro di quattro metri. Di fianco a
questi sono alloggiati in tre guide orizzontali sedici
pestelli di legno lunghi due metri e molto ingrossati in
fondo, i cosiddetti
Schiesser.
Subito dietro si muove
orizzontalmente, l'albero con 16 bracci, dispoti intorno ad
esso a spirale, in modo che ogni braccio possa sollevare il
suo
Schiesser.
I covoni venivano distesi sul grande disco, in modo che le
spighe venissero a trovarsi sotto i pestelli. Bastava
voltarli e rimuoverli con una forca, il resto lo faceva la
forza dell'acqua. In queste valli i mestieri erano antichi
quanto i loro primi abitatori. La semina delle "care
sementi", come dicevano i nostri vecchi, secondo
l'ordinamento familiare tradizionale era, fino all'inizio
dell'impiego delle macchine, cosa riservata al pater
familias e veniva fatta tutta a mano. A seconda delle zone venivano utilizzati o
l'apposito mastello fatto dal bottaio o il cestello da
semina fatto di rametti di pino fittamente intrecciati per
trasportare le sementi. Nel solaio del fienile si
trova una collezione di attrezzi importanti per la
lavorazione del legno. In un'epoca di costruzioni in legno
il carpentiere era un artigiano importante e rispettato, che
creava l'ossatura dei tetti, porte e portoni ed artistiche
costruzioni in legno di ogni tipo. Come per tutti gli
artigiani lo "scarpero"
(calzolaio), ciabattino che lavorava in una bottega fissa e
lo "scarpero" ambulante che andava di casa in casa (Storschuster).
Per completare un paio di scarpe nuove un buon calzolaio,
allora, impiegava una giornata lavorativa, circa 12 ore. Poi
c'era l'arrotino
ambulante con la sua "officina" portatile a percorrere le
strade a offrire i suoi servigi. Andando avanti nella nostra
visita si arriva, attraversando quello che una volta era
l'orto destinato a rifornire la cucina del "Mar am Hof",
uno spazio di circa tre ettari sul quale, secondo il filo
logico
storico sociale,
caratteristico di questo museo, sono conservati una
moltitudine di oggetti. Il compito principale di questo
museo è però il mostrare come erano fatte le case e dove
abiatavano i nostri antenati oppure come quasti si
procuravano il cibo quotidianamente e tutto ciò che
occorreva per il loro sostentamento. Tutto è ben disposto
intorno, case, fienili, abitazioni, mulino e forno. Alcune
costruzioni come il fienile costruito su pali veniva adibito
anche a deposito di cereali. I pali venivano intagliati a
spirale, essenzialmente per impedire ai topi di
arrampicarvisisi. Sotto gli spioventi venivano spesso
costruiti dei balconi che si utilizzavano poi come
essiccatoi. Il granaio, che quì è perfettamente ricostruito,
può considerarsi uno dei più antichi lavori di tutte le Alpi
Orientali. Sopra la sua porta sono state altresì intagliate
la data di costruzione, 1497 e una croce. Di particolare
interesse è un fabbricato rustico dedicato al deposito del
foraggio, costruito a blocchi con un tetto ricoperto di
"scandole" a più strati ( le scandole sono delle listelle di
legno ottenute spaccando con una accetta tronchi
ottenendone delle vere e proprie tegole ). A piano terra
degli edifici, solitamente sono sistemate le stalle con un
atrio. Sopra queste , al secondo piano, il locale è adibito
a vero e proprio fienile Il terzo piano, invece, è
utilizzato come deposito di grano. Tra le case spicca una
grande fontana in legno, chiamata anche semplicemente "trogolo".
Era l'unico posto dove si poteva attingere l'acqua in tutto
il maso. Quì si abbeverava il bestiame e la gente veniva a
lavarsi. Accanto alla fontana di solito si costruiva un
focolare che si accendeva solo in caso che occorresse grandi
quantità di acqua bollente per lavare la biancheria ( la
biancheria veniva mescolata con lasciva di cenere e
bruschinata e bollita e dopo l'aggiunta di turchinetto
veniva risciacquata ). Si utilizzava per fare il bagno alle
pecore prima della tosatura oppure per scottare e toglere le
setole al maiale macellato e per altre eventuali grandi
pulizie. Si dice che lo scalpellino abbia ricevuto, per il
suo lavoro di intaglio, il valore corrispondente a tre capre
e che ci siano voluti 80 uomini per trascinare il trogolo
fin dentro il maso.
La cantina
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Il medico contadino
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La costruzione più
importante è la casa adibita ad abitazione, chiamata
anche casa con focolare. L'edificio ha un tetto piatto a
due spioventi, in cima la campana, è posto su uno
zoccolo in muratura e non ha locali interrati. Un
corridoio determina la distribuzione dei locali: verso
valle, la
cucina,
cameretta
e
Stube, l'unico locale che
si poteva riscaldare senza fumo (Il fumo poteva essere
limitato preparando della buona legna secca, ma non
eliminato del tutto, perchè questp era influenzato dal
tempo, dalla pressione dell'aria, dal vento o dal sole
che batteva sul camino ). A monte veniva sistemata la
dispensa e la cantina. Al piano superiore trovavano
posto le camere dei padroni e dei familiari. C'era anche
un angolo dedicato al Signore, con un altare, davanti al
quale si recitavano le preghiere ed il rosario serale.
Accanto alla porta della stube, non manca mai
un'acquasantiera, per lo più di stagno o di vetro, ma
sempre di produzione locale. Quelle di maiolica venivano
portate da Belluno e Feltre da mercanti girovaghi.
All'acquasanta e al sale benedetto si attribuivano fin
dall'antichità una funzione purificatrice e protettiva
dagli spiriti maligni. In passato il contadino pregava
ogni giorno con fervore e lavorava molto assiduamente
per ottenere il pane quotidiano. Quasi ogni maso.
tendente all'autarchia aveva un propri forno all'esterno
della casa e faceva il pane in gran quantità solo due o
tre volte all'anno. In molti casi la provvista di
cereali non durava fino al raccolto successivo e quindi
anche il pane scarseggiava; quel "dono di Dio" veniva
grandemente apprezzato e se ne faceva un uso
parsimonioso. Il pane fresco e morbido era considerata
una ghiottoneria; il pane bianco si mangiava alle grandi
feste o lo si portava in dono alle puerpere o ai malati
all'ospedale. Quando la farina di cereali scarseggiava
in tavola la si mescolava con quella di fagioli o di
castagne o con fecola di patate. Visitando il museo si incontrano anche delle
grosse rastrelliere di forme e dimensioni diverse, ma
sempre con lo stesso scopo quello di completare la maturazione dei
cereali e di farli seccare prima della trebbiatura. Più
in là c'è la casa dei contadini, maso Trattman ( 1594 )
a tre piani, sotterraneo in muratura (cantina e stalla),
la parte abitata costruita con tronchi a blocco. Quella
riprodotta quì nel museo, è originaria della Val Sarentino. C'è poi
un fienile con una copertura particolare, col tetto acuto coperto interamente paglia. Una volta queste costruzioni
erano diffuse in vaste zone con coltivazione di segale;
ora in tutta la vallata ne sono rimaste appena una quarantina.
Il fienile
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La casa con focolare
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In questo
luogo è rappresentato quindi il modo di vivere dei
coloni,tutto questo racchiuso in un piccolo maso, adibito
ad abitazione e ad attività rurali riunite, con
l'aggiunta di una stalla e un fienile per un
modesto allevamento di bestiame. E' presente una
o due mucche, un paio di capre e delle galline per
meglio rendere l'idea di maso. Sopra la stalla
di solito si costruiva un ripostiglio sporgente,
che serviva per mettere ad essiccare erbe e
bacche. Sotto l'abitazione, sempre c'era
un'officina da carraio. L'ingresso di questa che
stiamo osservando, è ad angolo ed è in muratura
come la cucina con un bel soffitto a volta. Fra
un edificio e l'altro sono stati innalzati degli
steccati, interamente in legno, e con legacci in
legno su modelli dei nostri antichi recinti di
un tempo e non è raro trovarli oggi in qualche
valle montana. Più in la, in disparte dalle case
è stata costruita una gramola. Molto spesso,
queste erano delle grosse buche murate, dove veniva
tostato e gramolato il lino, un lavoro che
veniva svolto nel tardo autunno. Il locale
attiguo contiene molti arnesi, perfettamente
funzionanti, adatti a raspare,
maciullare e taglizzare gli oggetti. Più in là
si può visitare un vero mulino, perfettamente
funzionante. Fin dai tempi antichi si era
imparato ad usare la forza dell'acqua, per
lavorare i tronchi ( segherie automatiche ) e
per muovere le pesanti macine utilizzate
per macinare il grano. Qualche mulino, era diviso in due parti e aveva quindi due
grosse ruote mosse dalla forza dell'acqua. Da una parte c'era la pietra che,
girando nel trogolo, serviva a sbucciare l'orzo
dai gusci o a muovere
il pestello utilizzato per schiacciare i semi di
lino. Questa forma di pestello era usato anche per
follare il "loden", per la pilatura e per
sminuzzare ossa. Quì comunque è rappresentato
solo il più diffuso mulino del territorio alpino
quello detto mulino a blocco. Le macine si
ottenevano da svariate pietre; le migliori si
fabbricavano a Sesto in pusteria, scalpellandole
dal verrucano, un agglomerato di porfido
quarzifero e di calcare scisto e cristallino.
Avevano un diametro di 140 cm circa, e si
vendevano per tutto il Tirolo e persino nel
Veneto. Il mulino riproposto quì e quello detto
a ritrècine, assai rara, cioè con la ruota a
palette calettata direttamente alla macina,
mossa dal getto d'acqua portato orizzontalmente. Si possono
altresì notare delle bellissime arnie,
nell'antichità il miele delle api, in
certe zone era l'unico dolcificante utilizzato e
le popolazioni indicate, paraticavano
l'apicultura nel bosco. Nei tronchi di robusti
alberi venivano paraticati delle cavità e poi
chiuse con una tavola dotatta di un foro
d'ingresso. In epoche più recenti venivano
adoperati interi tronchi svuotati, come
contenitori degli sciami. Senplici ripari,
cornici di paglia e cestoni di paglia
intrecciata venivano adoperati come alveari.
Secondo la credenza di allora sembra che le api
siano in grado di distinguere le parsone buone
da quelle cattive e addirittura di annunciare la
morte del padrone di casa. Il tempo è inclemente (incomincia piovere forte e noi siamo anche senza
ombrello ) ci costringe a rimanere per un bel pò
sotto un portico ad osservare gli animali che
gironzolano in un recinto. L'acqua non accenna
minimamente a smettere e noi coraggiosamente ci
dirigiamo verso la macchinea parcheggiata poco
distante e, ripromettendoci di ritornare ci
avviamo verso Trento. Promettiamo di tornere
perchè dobbiamo approfondire , con un'ulteriore
visita di almeno una giornata, la parte museale della casa del padrone
e per poter riportare in successive pagine web
le foto dei numerosissimi oggetti in essa
gelosamente conservati.
Altri
musei da visitare se vi trovaste da queste parti
: il MUSEUM
LADIN (
natura e
cultura delle Dolomiti
),il museo provinciale della caccia nel castello
WOLFSTLUM e infine il
museo
ENOLOGICO Sudtirolese.
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