INDEX 2004

 

ETNOGRAFICO

 

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VISITA AL  MUSEO ETNOGRAFICO DI TEODONE  - OTTOBRE 2004 

in Trentino

 Museo Etnografico di Teodone (Brunico)

 

 

Oggi anche se la giornata non è soleggiata, abbiamo deciso di andare a visitare il Museo Etnografico di Teodone, una frazione a circa due chilometri da Brunico. Partendo da Trento con l'autostrada si procede verso nord, verso la val Pusteria, uscendo al casello di Bressanone. Da Bressanone si procede quindi verso Brunico, distante circa 40 Km, passando per Novacella (nel cui convento dei Cappuccini è conservata la Bibbia più piccola del mondo; qui si può anche assaggiare dell’ottimo vino e dello speck, entrambi prodotti in proprio) e per la ristrutturanda Chiusa di Rio di Pusteria(antico avanposto di confine), si entra in Val Pusteria seguendo il corso del fiume Rienza fino ad arrivare al capoluogo Brunico, città d’arte che di recente ha

 

 

celebrato il cinquecentenario della morte del suo cittadino più illustre, il pittore Michael Pacher. Una volta in città si prosegue verso nord per 2 Km fino ad arrivare a Teodone, si costeggia l'ex casrma degli alpini, si gira a destra e in appena cento metri si arriva nel parcheggio del museo degli usi e dei costumi popolari, con fedeli ricostruzioni dei tipici masi tirolesi che è l'orgoglio e il  

vanto della piccola frazione brunicense. Il museo è aperto tutti i giorni, dal lunedì di Pasqua al 31 ottobre compreso, dal martedì fino al sabato dalle 9.30 alle 17.30. Domenica e giorni festivi dalle ore 14.00 alle 18.00.Lunedì, come del resto la totalità dei musei, è chiuso. I prezzi  di

ingresso al museo sono per gli adulti di Euro 3,60, la guida bisogna prenotarla, ma per ulteriori informazioni: Tel.0474 552087. C'è la possibilità di fermarsi in un'area adibita a pic-nic nell'area parcheggio ( per la consumazione della colazione al sacco ). Comunque del museo fa parte anche un ristorante con una bella stube rivestita con legno di cirmolo. Si può anche prenotare telefonando allo 0474-550781, per degustare i piatti e gli spuntini tipici del luogo.Il museo degli usi e costumi della Provincia di Bolzano venne fondato nell' anno 1976 e ha la sua sede a Teodone e presso Brunico. È un Museo Etnografico, parzialmente all'aria aperta. Il centro del museo è il maso padronale <Mair am Hof> una delle quattro masserie(Meierhofe) di Teodone. La residenza signorile da testimonianza del modo di vivere dei signori dell'epoca. La casa si presenta come un maso appaiato con la fronte rivolta verso il sud. I tetti hanno lo spiovente tronco, così caratteristico per la Pusteria, sulla casa signorile risulta spostato da un frontone finto con nicchia per campana. Versu il lato sud, gli edifici, sono collegati da portali e da un frontone a volute. Due portali con colonne di granito ornano la parte ovest. I due balconi sovrastanti sono muniti di inferriate panciute in ferro battuto. Anche le finestre e le porte dei balconi hanno delle inferriate. La tinteggiatura della casa si tiene molto sul sullo scuro, un cupo color rosso che volge quasi al lilla. Il lato a sud e e quello a est sono alleggeriti da figure architettoniche simulate con colonne, balaustrate e pietre angolari dipinte. Il lato frontale è interrotto da un Erker quadrangolare che al secondo piano è sormontato da un balcone panoramico con inferriata panciuta. Sulla parete dell'Erker è dipinta una meridiana. Una donna graziosa dall'aspetto giovanile in piedi su un podio si sta accomodando, in un ampio arco, la gonna ricca di pieghe e ben ornata di pizzi. Fra le delicate guarnizioni di pizzi sono indicate le ore in cifre romane, sopra le quali nei giorni di sole, scorre muta e costante l'ombra dell'asticella: simbolo del tempo che fugge in silenzio. Accanto allo zoccolo, dove poggiano i piedi della donna, si vedono gli stemmi degli Sternbach e dei Mohr, i costruttori della stessa. In casa si entra attraverso uno dei due portali di pietra, che si trovano dalla parte dei due spioventi. Accanto a questa costruzione, uscendo dal portone, attraverso il cortile sorge il maso tipico del contadino tirolese che gestiva il suo podere con intendimenti di autosufficienza. La tipica casetta del piccolo colono,con un grande cortile e un grande padiglione con soffitto a culla e una volta acuta, conduceva alle stalle situate ai due lati, per esse con soffitto a volta, a da lì si accadeva al fienile. Il cortile centrale serviva per riporvi i carriaggi, le carrozze e le slitte. Quì viveva il colono, ossia lo strato più basso di questa piccola comunità. Nelle rimesse si possono toccare con mano le opere più importanti della tecnica popolare come il mulino, la fucina e quant'altro servisse per i lavori quotidiani. Un giro contemplativo attraverso questo museo può ricondurre i nostri pensieri alle radici dalle quali alcuni di noi hanno tratto origine, cioè dal ceto contadino. La villa e il maso attiguo, vennero  edificati tra il 1690 ed il 1700 dal barone Anton Wenzl zu Sternbach sulle fondamenta di un antico caseggiato residenza del fattore dei conti di Gorizia. Verso la fine del XVIII secolo il maso cambiò di mano, passando in proprietà ad una famiglia contadina. Dal 1924 al 1984 fu sede di una Scuola di Agraria e di Economia Domestica. Gli edifici sono rimasti essenzialmente nel loro stato originario, a prescindere dall'arredamento che è stato arricchto con esemplari rarissimi reperiti nell'arco di anni e perfettamente ristrutturati e funzionanti. Il complesso è una tipica fattoria signorile. Rispecchia il modo di vivere di una classe dominante, numericamente limitata, la nobiltà rurale, la quale, come gli appartenenti alla borghesia agraria che abitavano nelle piccole città, aveva la propria base economica nell'agricoltura.

 

    

Il Museo Etnografico, disegno che dà l'idea di come è disposta l'intera area contadina

 

All'antico arredamento della casa appartiene una Stube barocca che ai suoi tempi serviva certamente come stube del personale del Mair am Hof. La famiglia Mutsch Lechner, che è stata proprietaria del «Mair am Hof» dal 1790 si è fatta immortalare sopra l'armadietto a muro (1798). Di tutt'altro tipo è l'antica stube originaria dello Tschaggenhof in Val Passiria e che è stata qui trasportata e rimontata. Si tratta di una piccola costruzione in tronchi massicci dotata di tetto a sella che è stata rimontata dentro un ambiente precedentemente destinato a cucina. Dovrebbe trattarsi della stube più antica fra quelle che si trovano esposte in un museo. Molto ricca e variata è l'attrezzatura domestica che serviva a cucinare e a preparare i cibi. Nella casa contadina venivano usate molte scodelle di legno, meno usata la ceramica e più tardi vennero impiegati anche rame e latta zincata. Il vassoio per i krapfen e le zuppiere per i knodel, prodotti da vasai pusteresi, sono caratterizzati dalle loro dimensioni e dalle decorazioni.

 

Il fienile

Animali in libertà

 

Anticamente l'alimentazione si basava, e non soltanto nelle famiglie contadine, principalmente sulla conservazione di prodotti derivati dal latte, sulla carne affumicata (speck) e anche sui cavoli. Il latte dava il burro salato a lunga conservazione ed il formaggio. Nell'ambiente rurale la carne fresca veniva consumata raramente, principalmente in occasione del Natale. In botticelle venivano conservati sia il Sauer-Kraut (fatto con cavolo cappuccio) che il Weisses-Kraut (fatto con rape bianche). Tra gli elementi più prestigiosi di questa residenza c'è la Cappella Padronale, che oltre a testimoniare la ricchezza ci fa comprendere quanto devoti fossero i proprietari. Le decorazioni sono opera di artisti di notevole livello, per esempio l'altare marmoreo è opera di Cristoforo Benedetti, i dipinti dell'altare e delle volte di Kaspar Waldmann. Le porte in legno di cirmolo e i leoni delle panche in legno di tiglio sono stati  scolpiti da  Michael Rasner. Possiamo supporre che il costruttore della villa abbia commissionato al famoso pittore barocco tirolese Kaspar Waldmann(+ 1720) un ciclo di dipinti esaltanti l'Eucaristia. Uno di tali dipinti rappresenta l'episodio in cui S. Antonio da Padova scommette con un eretico se l'asino mangi l'ostia consacrata. Numerosi dipinti e doni votivi narrano delle traversie della fede della nostra gente, che cercava aiuto in Dio ed intercessione presso i suoi santi. Preziose sono le porte del Mair am  Hof con le serrature finemente lavorate ed i pannelli dipinti in tempera con motivi classici: Paesaggio con Castello il Mare e il Pescatore. Nella cultura abitativa la nobiltà e l’alta borghesia si differenziano fortemente dalla popolazione rurale. Questi ambienti conoscevano la «gute Stube» (il «salotto buono»), una stanza di rappresentanza per occasioni particolari. Il soggiorno mostra un arredamento completo appartenuto alla nobile famiglia Von An der lahn zu Hochbrunn, proprietari terrieri di Salorno. Camera matrimoniale con mobili in stile barocco: letto scolpito e dipinto, armadio e scrivania. Farmacia del cerretano Sebastain Ragginer (+ 1899) di Luson. I cerretani si occupavano principalmente delle malattie del bestiame. Le loro conoscenze si basavano su antichi scritti e sulle tradizioni tramandate di padre in figlio. Non rare erano anche le pratiche di origine superstiziosa. L'armadio nasce separatamente come semplice dispensa per le provviste e come mobile di rappresentanza, sotto il quale aspetto vanno considerati gli armadi da corredo. Salendo al secondo piano si può ammirare una collezione di cetre preziose dal XVIII al XX secolo (sono quì presenti forse tutti i tipi di cetra fino ad adesso conosciute e gli strumenti adoperati per costruirli. E' possibile acquistare un audiovisivo che spiega il tutto in maniera sublime ed esauriente ). La cetra nel XIX sec. era lo strumento più significativo della musica popolare. Sono esposti gli strumenti più belli della collezione di Walther Schwienbacher, che comprende circa 200 oggetti: cetre, provenienti dalle Alpi, dagli Stati Uniti e dall'Inghilterra; cetre di varie forme, di produzione artigianale (sono presenti anche diversi esemplari di costruttori tirolesi) e di fabbrica. Nel cortile centrale dell'edificio rustico ho fotografato, piccoli calessi con sedili rivestiti di velluto e di pelle e anche l'imponente Landau, utilizzato solo per le occasioni importanti. Ho fotografato una vecchia diligenza postale e due slitte destinate ad essere trainate da cavalli. Nel ciclo lavorativo annuale dei contadini pusteresi ha una posizione di particolare preminenza la festa per il rientro autunnale del bestiame dalle malghe. Per un paio di ore all'anno i campanacci e la corona vengono tolti dalle cassapanche per adornare gli animali che rientrano alle stalle. La vacca regina porta sulla testa una elaborata decorazione recante in particolare simboli religiosi. A mucche e giovenche vengono messi al collo grossi campanacci appesi a larghi collari di cuoio riccamente decorati con delicati ricami eseguiti con i gambi delle penne di pavone. Un bel completo accordato di campanacci da malga era l'orgoglio del contadino e rappresentava in più un valore notevole, che arrivava talvolta ad eguagliare quello di tutta la mandria. La conoscenza della tessitura quì si perde nella notte dei tempi. Il grezzo era lavorato in molte case. Un bravo tessitore portava con sé soltanto una navetta e i pesi allorché veniva a lavorare occasionalmente a domicilio, era lo StorhandWerker, (alla lettera artigiano «disturbatore»): figura molto diffusa nell'arco alpino. Si trattava di artigiani che esercitavano la loro arte passando di maso in maso, ospitati di volta in volta dalle famiglie per le quali lavoravano. Lana e canapa erano le materie prime principali dell'abbigliamento, si utilizzava molto anche Loden e lino.

 

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