in
Trentino
Museo Etnografico
di Teodone (Brunico)
Oggi anche se la giornata non è soleggiata, abbiamo deciso
di andare a visitare il Museo Etnografico di Teodone, una
frazione a circa due chilometri da Brunico. Partendo da
Trento con l'autostrada si procede verso nord, verso la val
Pusteria, uscendo al casello di Bressanone. Da Bressanone si
procede quindi verso Brunico, distante circa 40 Km, passando
per Novacella (nel cui convento
dei Cappuccini è conservata la Bibbia più piccola del mondo;
qui si può anche assaggiare dell’ottimo vino e dello speck,
entrambi prodotti in proprio) e
per la ristrutturanda Chiusa di Rio di Pusteria(antico
avanposto di confine), si entra in Val Pusteria seguendo il
corso del fiume Rienza fino ad arrivare al capoluogo
Brunico, città d’arte che di
recente ha
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celebrato il cinquecentenario della morte del suo cittadino
più illustre, il pittore Michael Pacher.
Una volta in città si prosegue verso nord per 2 Km fino ad
arrivare a Teodone, si costeggia l'ex casrma degli alpini,
si gira a destra e in appena cento metri si arriva nel
parcheggio del museo degli usi e dei costumi popolari, con
fedeli ricostruzioni dei tipici masi tirolesi che è
l'orgoglio e il
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vanto della piccola
frazione brunicense. Il museo è aperto tutti
i
giorni, dal
lunedì di Pasqua al 31 ottobre compreso, dal
martedì fino al sabato dalle 9.30 alle
17.30. Domenica e giorni festivi dalle ore
14.00 alle 18.00.Lunedì, come del resto la
totalità dei musei, è chiuso.
I prezzi di |
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ingresso al museo sono per gli adulti di Euro 3,60, la guida
bisogna prenotarla, ma per ulteriori informazioni: Tel.0474
552087. C'è la possibilità di fermarsi in un'area adibita a
pic-nic nell'area parcheggio ( per la consumazione della
colazione al sacco ). Comunque del museo fa parte anche un
ristorante con una bella stube rivestita con legno di
cirmolo. Si può anche prenotare telefonando allo
0474-550781, per degustare i piatti e gli spuntini tipici
del luogo.Il
museo degli usi e costumi
della Provincia di Bolzano venne fondato nell' anno 1976 e
ha la sua sede a Teodone e presso Brunico. È un Museo
Etnografico, parzialmente all'aria aperta. Il centro del
museo è il maso padronale <Mair am Hof> una delle
quattro masserie(Meierhofe) di Teodone. La residenza
signorile da testimonianza del modo di vivere dei signori
dell'epoca. La casa si presenta come un maso appaiato con la
fronte rivolta verso il sud. I tetti hanno lo spiovente
tronco, così caratteristico per la Pusteria, sulla casa
signorile risulta spostato da un frontone finto con nicchia
per campana. Versu il lato sud, gli edifici, sono collegati
da portali e da un frontone a volute. Due portali con
colonne di granito ornano la parte ovest. I due balconi
sovrastanti sono muniti di inferriate panciute in ferro
battuto. Anche le finestre e le porte dei balconi hanno
delle inferriate. La tinteggiatura della casa si tiene molto
sul sullo scuro, un cupo color rosso che volge quasi al
lilla. Il lato a sud e e quello a est sono alleggeriti da
figure architettoniche simulate con colonne, balaustrate e
pietre angolari dipinte. Il lato frontale è interrotto da un
Erker quadrangolare che al secondo piano è sormontato da un
balcone panoramico con inferriata panciuta. Sulla parete
dell'Erker è dipinta una meridiana. Una donna graziosa
dall'aspetto giovanile in piedi su un podio si sta
accomodando, in un ampio arco, la gonna ricca di pieghe e
ben ornata di pizzi. Fra le delicate guarnizioni di pizzi
sono indicate le ore in cifre romane, sopra le quali nei
giorni di sole, scorre muta e costante l'ombra
dell'asticella: simbolo del tempo che fugge in silenzio.
Accanto allo zoccolo, dove poggiano i piedi della donna, si
vedono gli stemmi degli Sternbach e dei Mohr, i costruttori
della stessa. In casa si entra attraverso uno dei due
portali di pietra, che si trovano dalla parte dei due
spioventi. Accanto a questa costruzione, uscendo dal
portone, attraverso il cortile sorge il maso tipico
del contadino tirolese che gestiva il suo podere con
intendimenti di autosufficienza. La tipica casetta del piccolo
colono,con un grande cortile e un grande padiglione con
soffitto a culla e una volta acuta, conduceva alle stalle
situate ai due lati, per esse con soffitto a volta, a da lì
si accadeva al fienile. Il cortile centrale serviva per
riporvi i carriaggi, le carrozze e le slitte. Quì viveva il
colono, ossia lo strato più basso di questa piccola
comunità. Nelle rimesse si possono toccare con mano le opere più
importanti della tecnica popolare come il mulino, la fucina e
quant'altro servisse per i lavori quotidiani. Un giro
contemplativo attraverso questo museo può ricondurre i
nostri pensieri alle radici dalle quali alcuni di noi
hanno tratto origine, cioè dal ceto contadino. La villa e il
maso attiguo,
vennero edificati tra il 1690 ed il 1700
dal barone Anton Wenzl zu Sternbach sulle fondamenta di un
antico caseggiato residenza del fattore dei conti di Gorizia.
Verso la fine del XVIII secolo il maso cambiò di mano,
passando in proprietà ad una famiglia contadina. Dal 1924
al 1984 fu sede di una
Scuola di
Agraria e di
Economia
Domestica.
Gli edifici sono rimasti essenzialmente nel loro stato
originario, a prescindere dall'arredamento che è stato
arricchto con esemplari rarissimi reperiti nell'arco di anni
e perfettamente ristrutturati e funzionanti.
Il
complesso è una tipica fattoria signorile. Rispecchia il
modo di vivere di una classe dominante, numericamente
limitata, la nobiltà rurale, la quale, come gli appartenenti
alla borghesia agraria che abitavano nelle piccole città,
aveva la propria base economica nell'agricoltura.
Il
Museo Etnografico, disegno che dà l'idea di
come è disposta l'intera area contadina
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All'antico
arredamento della casa appartiene una Stube barocca che
ai suoi tempi serviva certamente come stube del
personale del Mair am Hof. La famiglia Mutsch Lechner,
che è stata proprietaria del «Mair am Hof» dal
1790 si è fatta immortalare sopra l'armadietto a muro
(1798). Di tutt'altro tipo è l'antica stube originaria
dello Tschaggenhof in Val Passiria e che è stata qui
trasportata e rimontata. Si tratta di una piccola
costruzione in tronchi massicci dotata di tetto a sella
che è stata rimontata dentro un ambiente precedentemente
destinato a cucina. Dovrebbe trattarsi della stube più
antica fra quelle che si trovano esposte in un museo.
Molto ricca e variata è l'attrezzatura domestica che
serviva a cucinare e a preparare i cibi. Nella casa
contadina venivano usate molte scodelle di legno, meno
usata la ceramica e più tardi vennero impiegati anche
rame e latta zincata. Il vassoio per i krapfen e le
zuppiere per i knodel, prodotti da vasai pusteresi, sono
caratterizzati dalle loro dimensioni e dalle
decorazioni.
Il fienile |
Animali in libertà |
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Anticamente
l'alimentazione si basava, e non soltanto nelle
famiglie contadine, principalmente sulla
conservazione di prodotti derivati dal latte,
sulla carne affumicata (speck) e anche sui
cavoli. Il latte dava il burro salato a lunga
conservazione ed il formaggio. Nell'ambiente
rurale la carne fresca veniva consumata
raramente, principalmente in occasione del
Natale. In botticelle venivano conservati sia
il
Sauer-Kraut
(fatto con cavolo cappuccio) che
il
Weisses-Kraut
(fatto con rape bianche).
Tra gli elementi più prestigiosi di questa
residenza c'è la
Cappella Padronale, che oltre a
testimoniare la ricchezza ci fa comprendere
quanto devoti fossero i proprietari. Le decorazioni
sono opera di artisti di notevole livello, per
esempio l'altare marmoreo è opera di Cristoforo
Benedetti, i dipinti dell'altare e delle volte
di Kaspar Waldmann. Le porte in
legno di cirmolo e i leoni delle panche in legno
di tiglio sono stati scolpiti da
Michael Rasner. Possiamo supporre che il
costruttore della villa abbia commissionato al
famoso pittore barocco tirolese Kaspar Waldmann(+
1720) un ciclo di dipinti esaltanti l'Eucaristia.
Uno di tali dipinti
rappresenta l'episodio in cui S. Antonio da
Padova scommette con un eretico se l'asino mangi
l'ostia consacrata.
Numerosi dipinti e doni votivi narrano delle
traversie della fede della nostra gente, che
cercava aiuto in Dio ed intercessione presso i
suoi santi.
Preziose sono
le porte del Mair am Hof con le
serrature finemente lavorate ed i pannelli
dipinti in tempera con motivi classici:
Paesaggio con Castello
il Mare e
il Pescatore. Nella
cultura abitativa la nobiltà e l’alta borghesia
si differenziano fortemente dalla popolazione
rurale. Questi ambienti conoscevano la «gute
Stube» (il «salotto buono»), una
stanza di rappresentanza per occasioni
particolari. Il soggiorno mostra un arredamento
completo appartenuto alla nobile famiglia Von
An der lahn zu Hochbrunn, proprietari
terrieri di Salorno. Camera matrimoniale con
mobili in stile barocco: letto scolpito e
dipinto, armadio e scrivania. Farmacia del
cerretano Sebastain Ragginer (+ 1899) di
Luson.
I cerretani si occupavano principalmente delle
malattie del bestiame. Le loro conoscenze si
basavano su antichi scritti e sulle tradizioni
tramandate di padre in figlio. Non rare erano
anche le pratiche di origine superstiziosa.
L'armadio nasce separatamente come semplice
dispensa per le provviste e come mobile di
rappresentanza, sotto il quale aspetto vanno
considerati gli armadi da corredo. Salendo al
secondo piano si può ammirare una collezione di
cetre preziose dal XVIII al XX secolo (sono
quì presenti forse tutti i tipi di cetra fino ad
adesso conosciute e gli strumenti adoperati per
costruirli. E' possibile acquistare un
audiovisivo che spiega il tutto in maniera
sublime ed esauriente ). La cetra
nel XIX sec. era lo strumento più significativo
della musica popolare. Sono esposti gli strumenti più
belli della collezione di Walther
Schwienbacher, che comprende circa 200
oggetti: cetre, provenienti dalle Alpi, dagli Stati Uniti e
dall'Inghilterra; cetre di varie forme, di
produzione artigianale (sono
presenti anche diversi esemplari di costruttori tirolesi)
e di fabbrica. Nel cortile centrale
dell'edificio rustico ho fotografato, piccoli calessi con
sedili rivestiti di velluto e di pelle e
anche l'imponente Landau, utilizzato solo per le occasioni
importanti. Ho fotografato una
vecchia diligenza postale e due slitte destinate
ad essere trainate da cavalli. Nel ciclo
lavorativo annuale dei contadini pusteresi ha
una posizione di particolare preminenza la festa
per il rientro autunnale del bestiame dalle
malghe. Per un paio di ore all'anno i
campanacci
e la corona vengono tolti dalle cassapanche per
adornare gli animali che rientrano alle stalle.
La vacca regina porta sulla testa una elaborata
decorazione recante in particolare simboli
religiosi. A mucche e giovenche vengono messi al
collo grossi campanacci appesi a larghi
collari
di cuoio riccamente decorati con delicati ricami
eseguiti con i gambi delle penne di pavone. Un
bel completo accordato di campanacci da malga
era l'orgoglio del contadino e rappresentava in
più un valore notevole, che arrivava talvolta ad
eguagliare quello di tutta la mandria. La
conoscenza della tessitura quì si perde nella notte
dei tempi. Il grezzo era lavorato in molte case.
Un bravo tessitore
portava con sé soltanto una navetta e i pesi allorché
veniva a lavorare occasionalmente a domicilio,
era lo StorhandWerker,
(alla lettera artigiano «disturbatore»):
figura molto diffusa nell'arco alpino. Si
trattava di artigiani che esercitavano la loro
arte passando di maso in maso, ospitati di volta
in volta dalle famiglie per le quali
lavoravano. Lana e canapa erano le materie
prime principali dell'abbigliamento, si
utilizzava molto anche
Loden e lino.
continua>>>>>> |
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