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GITA  NELLA VAL DI NON - 10  SETTEMBRE 2004 

iin Trentino

ARCHEOLOGIA  IN VALLE DI NON 

   

Come arrivarci

 

Con l'automobile: Da Trento centro si procede lungo la via Brennero, attraversando Lavis fino ad arrivare a S. Michele all'Adige, si volta a sinistra, scavalcando l'Adige, per Mezzolombardo e Mezzocorona fino ad arrivare  a Taio. Poco distante ci sono da visitare l'Eremo di S. Romedio, il Museo Retico e la Basilica dei Santi Martiti anauniensi. Comunque per avere un'idea della distanza da percorrere si può consultare la cartina quì a fianco. La gita si fa in una giornata, scegliendo naturalmente una bella giornata. Vale la pena di farla, foss'anche per vedere, attraversandoli, intere distese di campi coltivati a mele di ogni forma e qualità e fermarsi lungo la strada a comperarne delle cassette dagli innumerevolo venditori che è dato di incontrare lungo il nostro viaggio.

 

Archeologia in Valle di Non


Nel corso degli anni, grazie all'intensificarsi degli scavi e delle ricerche, la Valle di Non ha assunto un ruolo di primo piano nel panorama archeologico trentino e di tutto l'arco alpino. Qui infatti sono stati condotti alcuni degli scavi più ampi e fruttuosi che hanno interessato la regione e da qui provengono materiali e dati scientifici di primaria importanza per chi si interessa di preistoria alpina. Le prime testimonianze della frequentazione umana della valle si collocano tra la fase finale del Paleolitico (circa 10000 anni a.C.) e l'età mesolitica (9500 - 5500 anni a.C.). A questo periodo si riferiscono piccoli strumenti in selce che rappresentano quanto rimane di frecce e strumenti per la lavorazione di pelli di animali prodotti da cacciatori e raccoglitori (di notevole interesse sono le recenti ricerche nella torbiera presso la località Regole di Castelfondo). AI pieno Neolitico (V millennio a.C.) risalgono asce in pietra levigata provenienti da Dambel, Cles e Cloz, mentre all'apparizione della metallurgia del rame (III millennio a.C.) si devono importanti trasformazioni sotto il profilo sociale e culturale che contribuiscono a migliorare lo standard di vita di queste comunità (un reperto particolarmente significativo di questo periodo è la statua stele in marmo rinvenuta a Revò). L'età del Bronzo (2.200 - 900 anni a.C.), che vede il perfezionarsi delle tecniche di sussistenza e dei sistemi di sfruttamento delle risorse naturali, fra cui i giacimenti di rame in alta quota in Valle di Non, ha il suo naturale sviluppo nella Cultura di Luco-Meluno (1200 - 600 anni a.C.) che interessò il Trentino Alto Adige, il Tirolo orientale, l'Engadina e il Vorarlberg. Durante la seconda età del Ferro a partire dal VI sec. a.C. si riconosce una nuova cultura che prende il nome di Fritzens-Sanzeno (dalla località ananune e da un'altra posta nella valle dell'lnn) la cui area di diffusione coincide con quella attribuita dagli antichi scrittori greci e latini ai Reti, una popolazione di allevatori e agricoltori, ma anche abili artigiani: ceramisti, tessitori, fabbri e bronzisti, come testimoniano i reperti venuti alla luce. Tali attività sicuramente incrementarono relazioni con territori assai lontani, italici e transalpini. Si ritiene che per i Reti il processo di romanizzazione sia avvenuto pacificamente. Decisiva a questo proposito fu l'acculturazione portata dai negozianti latini che, lungo consolidate direttrici - quella dell'Adige e, ancor più, dal Garda - trasferirono nella Valle di Non merci ed attrezzi, ma anche idee e tecnologie avanzate tali da modificare usanze e modi di vita. Come riferisce la Tavola Clesiana, la tavola bronzea - ritrovata nel 1869 a Cles - sulla quale fu inciso l'editto con cui l'imperatore Claudio nel 46 d.C. conferiva la cittadinanza romana agli Anauni, già nei primi decenni del I secolo d.C. la popolazione locale risulta integrata nel mondo romano tanto che i suoi esponenti si comportano, pur non avendone il diritto, da cittadini romani militando addirittura nella guardia personale dell'imperatore. Della divulgazione del cristianesimo e delle difficoltà che qui esso incontrò,
ci parlano invece le fonti dell'epoca con la narrazione del

Panorama aereo di Sanzeno

martirio dei santi anauniesi. La Valle di Non alla fine del IV secolo fu infatti testimone di importanti eventi storici che suscitarono una vastissima eco nel mondo cristiano del tempo. Nell'ambito dell'intensa e difficile opera di evangelizzazione Vigilio, terzo vescovo di Trento, aveva qui inviato tre asceti provenienti dalla Cappadocia, Sisinio, Martirio e Alessandro a lui indirizzati da S. Ambrogio, vescovo metropolita di Milano. I tre missionari, il 29 maggio del 397, nel corso di antiche cerimonie idolatriche che qui ancora venivano celebrate, furono uccisi e messi al rogo, vittime della reazione pagana.

Sanzeno antica

Sanzeno e il suo territorio rivestono una notevole importanza per la ricchezza storica che li contraddistingue con il noto sito archeologico retico e romano, la Basilica dei SS. Martiri e il Santuario di S. Romedio. A questi si aggiungono il recente Museo Retico e Casa de Gentili, il cui restauro sarà ultimato a breve. Luoghi di storia e di cultura, ma anche di grande fascino che offrono molteplici spunti per una visita alla scoperta di questo inestimabile patrimonio. Assieme ad altri siti quali quelli dei Campi Neri di Cles e Mechel, Sanzeno è simbolo dell'ingente patrimonio storico-archeologico dell'altopiano anaune meta di veri e propri "pellegrinaggi" da parte di studiosi alla ricerca di una chiave di interpretazione della realtà e dell'identità delle antiche popolazioni che abitarono l'affascinante, e per molti versi misterioso, mondo delle Alpi. E' del 1846 il primo rinvenimento archeologico documentato: una statuetta in bronzo raffigurante un dio guerriero, datata al V sec. a.C. che porta incisa sulla base una iscrizione votiva in alfabeto retico. Sanzeno antica è documentata per un arco di tempo di oltre 1.500 anni: la Sanzeno "retica", nota in particolare dagli scavi della allora Soprintendenza alle Antichità delle Venezie condotti nel 1927 e tra il 1950 e il 1955, la Sanzeno romana di cui solo da poco si comincia a conoscere la realtà, ma vivace e prosperosa come stanno ad indicare le numerose iscrizioni dell'epoca qui rinvenute, la Sanzeno legata al nascente cristianesimo trentina come denunciano anche i pochi ma importanti reperti assegnabili a questo periodo e la Sanzeno dell'altomedioevale Santuario di S. Romedio.

 

Tazza in ceramica decorata, da Sanzeno, metà 111-11 sec. a.C.
 

 

Sanzeno retica e romana


Sulla
piattaforma morenica di Sanzeno, morfologicamente asciutta e soleggiata, fortuiti rinvenimenti e metodologiche ricerche hanno appurato come qui, sul finire del VI secolo a.C., si impiantò un abitato protostorico riferibile alla cultura Fritzens-Sanzeno o retica. Esso si articolava in gruppi di basse case rettangolari, seminterrate, costruite con pietrame messo in opera a secco e tronchi, coperte da tetti di paglia o assicelle di legno (scandole) sorretti da pali verticali alloggiati in appositi incavi predisposti nei muri. L'accesso a queste abitazioni, generalmente separate le une dalle altre da stretti viottoli, aweniva tramite brevi corridoi, talvolta con dei gradini. Gli spazi interni, di dimensioni e funzioni diverse, erano interamente sfruttati dal nucleo familiare che, accanto alle masserizie, vi ricoverava le riserve alimentari e gli attrezzi da lavoro. L'economia si basava sull'allevamento del bestiame e sull'agricoltura. Il fuoco determinò ripetute distruzioni; in alcuni casi gli edifici furono ricostruiti, in altri abbandonati e demoliti. Gli oggetti d'uso quotidiano rinvenuti nelle case sono numerosissimi e vari. Fra i recipienti ceramici, fabbricati sul posto, si segnalano le tazze trovate per la prima volta qui e tipiche della regione centro alpina negli ultimi secoli prima di Cristo alle quali, per questo motivo, è stato dato il nome di tazze "tipo Sanzeno".





Bronzetto di guerriero o Marte con iscrizione retica alla base, da Sanzeno, V sec. a.C.

Coppia di fibule in bronzo, da Sanzeno, Il sec. a.C.

Rilievo mitriaco in marmo,
da Sanzeno-Valle di S.Romedio, III sec.
d.C.


La presenza di strumenti per la lavorazione dei metalli (incudini, martelli, pinze e punzoni), di forme fusorie e di scorre di lavorazione provano l'attiva opera di fabbri e bronzisti. In ferro essi producono asce, coltelli, zappe, forconi, spiedi, palette, catene e alari per focolare, chiavi, maniglie, martelli e scalpelli, spesso marchiati da sigle alfabetiformi di fabbrica o di proprietà. Numerose e raffinate sono anche le realizzazioni in bronzo, tra cui secchi, situle decorate, monili e figurette votive inscritte. A Sanzeno, come in tutta la valle, il passaggio all'età romana si manifesta in maniera particolarmente evidente. Nel territorio, accanto ai tradizionali lavori (agricoltura, allevamento, artigianato), compaiono altre occupazioni: certa è quella dei fornaciai impegnati nella produzione di tegole, coppi, mattoni e pesi per telaio. Anche nella religione si registra la rapida assimilazione dei culti italici con contaminazione delle antiche divinità locali con quelle che avevano analoghe "attribuzioni": Giove, Concordia, Ercole, Mercurio, Minerva. Più tardi si aggiunsero divinità orientali (Iside, Mitra) il cui culto fu portato a Sanzeno probabilmente dai reduci del servizio militare esercitato ai confini dell'impero lungo il Danubio.

 

 

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